Il timore del giudizio altrui nella pratica sportiva
Il timore del
giudizio altrui nella pratica sportiva. Vediamo cosa prevedono le tecniche di
coaching per lo sport per superare il timore del giudizio altrui, il più
delicato tra i fattori distraenti. Ogni atleta almeno una volta nella sua
carriera ha dovuto superare un momento di questo tipo! Il coaching ci insegna
come reagire in modo efficace.
Tra
i fattori distraenti, il timore del
giudizio altrui merita un
discorso a parte in quanto può
appesantire talmente tanto la mente dell'atleta, da condizionarne negativamente
la prestazione, limitarne il
potenziale e influenzarne pesantemente il risultato.
Tale
paura si può concretizzare in presenza del pubblico, di amici, di compagni di
gara, ma può presentarsi anche in presenza di qualche semplice osservatore. La
psicologia sportiva ha portato avanti numerose ricerche a riguardo,
evidenziando che quando un atleta
padroneggia (ovvero si sente capace e bravo in un certo aspetto del gioco) una determinata tecnica ed è
contemporaneamente osservato da qualcuno mentre gareggia, la sua prestazione sarà tendenzialmente
migliore di quando non è presente nessuno a guardarlo. Al contrario, quando
un giocatore non sente di padroneggiare un certo gesto o prestazione, in
presenza di pubblico tenderà a giocare peggio di quando si trova da solo. In un
certo senso, è questione di sicurezza, non solo di tecnica: ecco perché è
necessario superare il timore del giudizio altrui in caso di osservazione, non
solo durante le gare sportive.
Da questo si
deduce che la presenza di osservatori, pubblico, tifosi ecc. può essere un'arma
a proprio favore oppure un ostacolo, a seconda di quanto ci si senta padroni
del gioco o di un certo movimento tecnico. Perciò, allenarsi adeguatamente e
con criterio è fondamentale anche per questo motivo: in questo modo, si
sviluppa l'autoefficacia e la
consapevolezza dei propri mezzi, contribuendo a far sentire se stessi
padroni del gioco e quindi a sfruttare la presenza del pubblico a proprio
favore.
In
questa nuova situazione, gli osservatori,
spettatori, o tifosi si trasformano da fattore limitante a un vantaggio,
più o meno consapevole.
Il
timore del giudizio però può assumere anche altre forme, in particolare se
abbiamo poca autostima o se fin da piccoli siamo abituati a preoccuparci
eccessivamente del giudizio altrui, o se ci siamo sentiti spesso disapprovati e
svalutati, tanto da ricevere critiche frequenti. Spesso però la paura delle critiche rimane infondata, rivelandosi
una semplice speculazione mentale di quelle situazioni passate.
Altre
volte invece le critiche arrivano ma non sono costruttive, o peggio sono
infondate, o non sono basate su fatti reali. Anche in questo caso preoccuparsene sarebbe del tutto inutile.
Dunque,
il consiglio più adatto è quello di valutare
voi stessi in base all'impegno che avete messo nell'eseguire la prestazione,
nel vostro gioco, e non in base a quel che dicono gli altri. In fondo è una
regola di vita!
Solo
di questo è giusto preoccuparsi: l'appagamento
o l'insoddisfazione devono legarsi alla qualità della performance, e non al
giudizio altrui. Proseguiremo con questo importante argomento con ulteriori
spunti.
E
voi, quale vita (sportiva) volete davvero?
Commenti
Posta un commento