L'ansia da prestazione sportiva, il nemico numero uno!
L'ansia da
prestazione sportiva è di fatto il primo ostacolo al raggiungimento del
risultato nelle competizioni. Si tratta di uno stato mentale che può
essere molto "distruttivo", perché fortemente limitante. Ma c'è anche
una bella notizia: si può combattere!
Il timore di
perdere la gara,
di non riuscire a dare il meglio di sé, di bloccarsi di fronte alle situazioni
difficili, è più che diffuso e
spesso fa più danni di quelle che potrebbero essere delle vere e proprie lacune
nella tecnica. Anche gli atleti più preparati, dotati sia fisicamente che
tecnicamente, hanno spesso questi timori. Cosa succede quando si manifesta? Esistono dei veri e propri sintomi.
Vediamo quali sono.
L'ansia da
prestazione annebbia letteralmente la mente e distoglie dalla necessaria
concentrazione.
In questa confusione, il giocatore perde
il pieno controllo dei suoi pensieri, che diventano ambigui e negativi, e fatica a controllare il corpo: gambe e
braccia cominciano a tremare, perdono fermezza e il risultato non potrà che
essere al di sotto delle reali possibilità dell'atleta.
C'è
anche un altro aspetto dell'ansia da prestazione sportiva, che può sembrare un
controsenso, ma non è rara: si tratta della preoccupazione opposta, ovvero della
paura di vincere. Qui, l'atleta a un
passo dal raggiungere la meta compie un
gesto auto-sabotatore e sbaglia di proposito. Tale timore è motivato dal
fatto che passare di livello,
doversi confrontare con atleti più preparati, crea un punto di ansia tale da mettere in atto questi comportamenti per
evitarlo.
La situazione in
cui ci si trova
(questo accade nello sport come nella vita) per quanto possa essere limitata o non completamente appagante, è conosciuta, dunque è confortevole. Ne
abbiamo parlato già in altre situazioni, proprio perché nella vita si
incontrano spesso situazioni del genere, ed è molto frequente. Si chiama zona comfort, e può essere visualizzata
come un cerchio che ci racchiude assieme alle situazioni che viviamo nel quotidiano.
Il più delle volte, sono situazioni inappaganti, altrimenti questa zona non ci
starebbe "stretta". È il
timore dell'ignoto al di fuori di essa, a trattenerci all'interno del
conosciuto.
Ma
come abbiamo avuto modo di verificare, per
crescere bisogna uscire da questa zona, e quindi sarà necessario affrontare
le nuove situazioni, anche se ci mettono paura.
Il coaching
nello sport, come nella vita, serve proprio a questo: l'atleta è in
pieno possesso delle sue capacità, le conosce e le padroneggia; il risultato
non potrà che essere in linea con esse, se la sua mente è concentrata e viaggia
di pari passo, senza timori e incertezze.
Per
aiutarci a fronteggiare l'ansia da prestazione, esistono le tecniche di visualizzazione, molto
utili sia come esercizio durante l'allenamento, sia durante i tempi d'attesa nelle
competizioni. Padroneggiando la tecnica
basteranno pochi minuti per poterne sfruttare tutti i benefici. Ne
parleremo in modo più approfondito nel prossimo appuntamento!
E voi, quale
vita (sportiva) volete davvero?
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