Tra il vivere e il campare


Quando decidiamo di trattare l’argomento del vivere, ci si aprono innanzi innumerevoli sentieri, qualsivoglia percorso sembrerebbe in un primo momento percorribile poiché, l’argomento nella propria pienezza riesce a coinvolgere la totalità esistenziale di un individuo.
Cerchiamo di porre una barriera significativa tra quello che vogliamo intendere come vivere e campare
Siamo tutti esseri dotati di vita, questa è la notizia più importante per coloro che posseggono la laurea honoris causa sui social quindi, tra il vivere e il campare ci sta il respiro. Per visione personale, ho sempre individuato due insiemi, fazioni del genere umano, quelli che vivono e quelli che tirano a campare, senza ovviamente considerare prettamente la sfera economica come di consuetudine si osa fare nel gergo quotidiano. 
Coloro che vivono sono dei soggetti positivi, propensi al coraggio, individui capaci di sorridere spezzettando i momenti delle proprie giornate. Coloro che vivono, affrontano le avversità momentanee in modo energico dando una netta valutazione alle incognite sia di natura positiva che negativa. Poter dire io vivo è una proposizione importante, lo è stata ai tempi della filosofia ottocentesca così come a modelli teorici di natura psicologica. È un innesco fondamentale che comporta anche in modo non indifferente uno status non superficiale a livello fisico e mentale. Studi scientifici, hanno dimostrato nei vari decenni come, in un determinato contesto, a parità di problema gli individui considerati pieni di vita, riuscivano tranquillamente ad affrontare in modo più dinamico e risolutivo i rispettivi compiti. Sappiamo che la vita, anche nei momenti considerati gioiosi, felici, potrebbe riservare un eventuale boccone amaro, inaspettato. Tutti abbiamo dei problemi micro e macro ma non tutti abbiamo la forza e la sinergia di affrontarli in egual modo. I problemi possono essere tranquillamente uguali ma i soggetti saranno sempre singolari. Il mio più grande problema non necessariamente dovrà essere il più grande per altri e viceversa, la differenza risiede nella posatezza con cui essi si affrontano. I soggetti che tirano a campare, sopravvivere, non affrontano la vita nella propria pienezza. Affrontano la vita in modo negativo e sono vittime del senso dell’errore. 
Il campare non comporta benefici e le soluzioni risultano falsate, pieni di contenuti contorti e discutibili. Vivere con negatività non è vivere, il corpo col tempo finisce per subire qualche patologia poiché il senso di ansia, malumore, nervosismo non fanno bene ad esso e non comportano nessun beneficio a livello mentale. Tralasciamo l’aspetto medico poiché non è nostra intenzione creare allarmismi ma, questo articolo nella propria semplicità, vuole porsi come punto di riflessione. Non nascondo che la vita non sia stata e non lo sarà in modo crudele anche con il sottoscritto ma spesso, nei momenti in cui il mio cervello non riesce a trovare una risposta, la lascio trovare al mio specchio parlandogli. A volte è talmente rilassante ascoltare sé stessi più che tormentarsi nei rumori del proprio silenzio.
Vivere positivamente non comporta alcun sforzo, basta avere la consapevolezza che a tutto c’è e ci sarà una soluzione la cui chiave sta nella serenità e nell'amore verso la vita stessa.Cercare ad ogni modo di non vivere comporta un risultato negativo su quella che potrebbe essere la felicità. Sentirsi felici non comporta necessariamente essere felici, sono due step correlati ma distinti e quando si parla di felicità potremmo addentrarci in meandri fin troppo profondi e lunghi da poter approfondire con un unico specifico articolo. Ovviamente colgo l’occasione per evidenziare l’aspetto più importante del blog così come del gruppo. Tutti gli amministratori sono a disposizione per eventuali consigli, dubbi e discussione di qualsiasi genere, evidenziamo che non è a scopo di lucro e che siamo qui per aiutarci e soprattutto confrontarci. Ogni suggerimento, annotazione e critica è sempre tesoro per Noi.  


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