Il coraggio
Un articolo, un discorso articolato attinente ad una tematica legata all’ambito sportivo oppure prettamente psicologico, non può sussistere senza evidenziare ed enunciare determinati fondamenta. Vorrei partire dal presupposto che il tutto è opinabile, ogni concetto non deve essere visto e vissuto come fondamento assoluto ma, bensì posto ad una proporzionata criticità.
Ho deciso, in accordo con i colleghi, di trattare prima di ogni altro argomento, una chiave essenziale della psicologia, il coraggio.
Ovviamente posto così, non possiamo non
limitarlo a determinate azioni corporee, sequenziarlo in specifici contesti ma ignoriamo la ramificazione stessa del
termine. Il termine coraggio sta al termine stesso di strada dove non
specificando ci addentra in un sistema vasto e per niente specifico.
Quanti tipi di coraggio conosciamo? L’importanza non sta nella quantificazione numerica ma nell’estrapolazione concettuale dell’azione stessa. Coraggio di dire, di fare, di agire, di decidere, del leader, di rischiare, di scrivere, di vincere, di fallire, di pensare, di realizzarsi, di aiutare, di chiedere aiuto, sconfiggere dei vizi, di amare, di essere se stessi, di vivere e di essere felice…, atti che sembrerebbero correlati, linguisticamente anche sinonimi e tralasciamo dei coraggi crudeli come, l’uccidere, il difendersi, il sopravvivere, il lottare e il combattere…, e potremmo continuare per ogni azione sistematica della nostra quotidianità. Da tutto ciò evince una base, il coraggio non è altro che un atto, una vera e propria azione momentanea singolare oppure di gruppo.
Specifichiamo ulteriormente tale evento psicologico. Di ogni forma di coraggio precedentemente elencata, potremmo tranquillamente estirparne una specifica definizione. Giusto per essere sintetici, il coraggio di dire, potremmo definirlo in linea di massima come “quell’atto in cui si decide a priori di esporre una proposizione” ma se contrariamente di procedere per definizione di ogni singola stanza provassimo a definire la struttura che contiene ogni singolo coraggio, noteremmo che l’individualità di base si sveste per lasciare posto alla qualificazione concettuale della struttura cardine stessa. Si arriva così a definire:
Quanti tipi di coraggio conosciamo? L’importanza non sta nella quantificazione numerica ma nell’estrapolazione concettuale dell’azione stessa. Coraggio di dire, di fare, di agire, di decidere, del leader, di rischiare, di scrivere, di vincere, di fallire, di pensare, di realizzarsi, di aiutare, di chiedere aiuto, sconfiggere dei vizi, di amare, di essere se stessi, di vivere e di essere felice…, atti che sembrerebbero correlati, linguisticamente anche sinonimi e tralasciamo dei coraggi crudeli come, l’uccidere, il difendersi, il sopravvivere, il lottare e il combattere…, e potremmo continuare per ogni azione sistematica della nostra quotidianità. Da tutto ciò evince una base, il coraggio non è altro che un atto, una vera e propria azione momentanea singolare oppure di gruppo.
Specifichiamo ulteriormente tale evento psicologico. Di ogni forma di coraggio precedentemente elencata, potremmo tranquillamente estirparne una specifica definizione. Giusto per essere sintetici, il coraggio di dire, potremmo definirlo in linea di massima come “quell’atto in cui si decide a priori di esporre una proposizione” ma se contrariamente di procedere per definizione di ogni singola stanza provassimo a definire la struttura che contiene ogni singolo coraggio, noteremmo che l’individualità di base si sveste per lasciare posto alla qualificazione concettuale della struttura cardine stessa. Si arriva così a definire:
Il
coraggio è una forza d’animo, uno stimolo emotivo soggettivo che porta
l’individuo ad azionarsi meccanicamente affinché varchi la soglia conoscitiva
dei propri limiti
In
ogni azione, fisica e verbale esiste un limite conoscitivo raggiunto in
precedenza, al riproporsi di un continuo stimolo precedentemente raggiunto, non
siamo nel contesto di atto di coraggio… il procedere oltre, ci porta ad
allargare il proprio orizzonte e lì subentra la forma di coraggio specifica.
Ho
voluto necessariamente partire dal coraggio perché ho deciso in modo coraggioso
di percorrere un sentiero, un percorso di formazione. Non potrei trattare in
futuro l’argomento sport oppure altro senza l’ausilio di questo post… anche
questo è coraggio.
La
psicologia non è una scienza assoluta, i fondamenti non sono altro che teorie
alla base di una scienza prettamente teorica, il suo studio non è altro che l’accumulare
domande e formulare risposte, è una figlia della filosofia e di conseguenza un
trattato in attesa di altri trattati.
Vi attendo qui al prossimo blog!
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